La disciplina

LA DISCIPLINA

Dalla lettura dei numerosi verbali riguardanti casi disciplinari si nota come condotta e valori morali fossero di rilevanza primaria nella scuola degli anni Trenta per fatti e comportamenti che oggi sarebbero censurati solo verbalmente, perché ritenuti irrilevanti, venivano presi provvedimenti severi. Il Preside in ogni riunione coi docenti, quasi in maniera rituale, insiste sulla “necessità di una sempre più vigile disciplina, della massima puntualità, dell’ordine degli alunni, del loro abituale inquadramento durante lo spostamento delle classi”.
Ciononostante, qualche turbolenza ancora sopravvive.
Dicembre 1940: durante un’ora di supplenza in II B un alunno imbratta con la scritta “me ne frego” un quaderno che una giovane professoressa gli ha prestato perché lo guardi e lo corregga, come in una esercitazione didattica; inutilmente il compagno di banco, accortosi dell’arrivo dell’insegnante, tenta di cancellare la frase con il dito intinto nella saliva. La cancellatura è tardiva e malfatta.
Il ragazzo è punito dal Consiglio di classe con la sospensione di 10 giorni: il giudizio viene emesso pur tenendo conto della dichiarazione di pentimento e della completa ammissione dei fatti da parte del responsabile.
Ma si decisero anche punizioni ben più severe: ad esempio, ebbe notevole eco il caso di un alunno di prima superiore non ammesso allo scrutinio (perse quindi l’anno) poiché aveva. fatto circolare tra i compagni un biglietto ‘osceno’. Nella piccola inchiesta che ne seguì il Preside chiese a tutta la classe di raccontare i fatti per iscritto.
Ebbene, in archivio abbiamo trovato un piccolo dossier su questo caso; ci sono tra l’altro le spiegazioni autografe, originali, stilate quella mattina da ogni ragazzo. Gli studenti si limitano per lo più a una cronaca dell’avvenimento sorvolando sulla natura del biglietto: pochi prendono le difese del compagno. Del “crittogramma” si sa solo che era dattilografato e che per capirne il senso bisognava leggere una riga si e una no.Il metodo intimidatorio usato dall’autorità e la scarsa comprensione della psicologia degli adolescenti ci colpiscono.
Lo scopo era quello di inquadrare i giovani durante gli anni della scuola per farne dei cittadini modello.
La risposta della maggior parte degli studenti è di accettazione passiva; non si ha un approccio critico e ciò che viene ordinato dall’alto è raramente messo in discussione.

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